Credo sia nota a tutti la particolare bellezza di questo libro di Pennac che tanto illumina, scandaglia e ironizza sul mondo della scuola, del rapporto tra insegnanti e alunni, scrostandolo tanto della sua patina autorevole, tanto delle consuete critiche che attraversano sia il versante docente che quello discente.Per ogni insegnante vale la pena soffermarsi sulla propria vocazione che nuove da una semplice domanda "quanto credi che l'insegnamento possa cambiare la vita di un allievo?", solo chi ha vissuto sulla propria pelle questa esperienza che si definisce come un vero e proprio trapasso dall'immagine mediocre che di se stessi si ha, ad un'immagine di persona che ha peculariatà che non si ritrovano in altre, che ha un suo posto preciso e visibile agli altri, che questi altri diventano uno specchio che rimanda un essere capace di esprimere se stesso. Ma cosa intendiamo per cambiargli la vita? certo nessun potere di redenzione, quanto piuttosto credere di poter consegnare loro gli strumenti attraverso cui siano in grado di avere una propria visione del mondo e di poterlo cambiare.
In particolare a chi dovremmo rivolgerci come insegnanti? A tutti i nostri studenti ma soprattutto a quelli che hanno maggiore difficoltà, a quelli che non vedono alcuna utilità in ciò che l'insegnante si limita a trasmettergli, a quelli che ti sfidano, a quelli che sembrano impermeabili ad ogni nostra sollecitazione, insomma quelli che Pennac chiama i somari . E' a questo punto che smettiamo di chiederci se questo singolo allievo è fatto per la scuola e siamo finalmente pronti a metterci in discussione e a chiederci se questa scuola è fatta per il noistro allievo, in altri termini cominciamo a fare il nostro lavoro, cominciamo a rendere possibile quello che il nostro allievo crede un avvenire inaccessibile.
In particolare a chi dovremmo rivolgerci come insegnanti? A tutti i nostri studenti ma soprattutto a quelli che hanno maggiore difficoltà, a quelli che non vedono alcuna utilità in ciò che l'insegnante si limita a trasmettergli, a quelli che ti sfidano, a quelli che sembrano impermeabili ad ogni nostra sollecitazione, insomma quelli che Pennac chiama i somari . E' a questo punto che smettiamo di chiederci se questo singolo allievo è fatto per la scuola e siamo finalmente pronti a metterci in discussione e a chiederci se questa scuola è fatta per il noistro allievo, in altri termini cominciamo a fare il nostro lavoro, cominciamo a rendere possibile quello che il nostro allievo crede un avvenire inaccessibile.